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di Yasmine Kassari, con Rachida Brakni, Mounia Osfour, Fatna Abdessamie
(Belgio - Marocco, 2005)
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L'attesa senza fine delle donne. Una faccenda tutta africana? Un dramma per eccellenza della nostra epoca, piuttosto: che quotidianamente liquidiamo attorno a noi, sbrigativamente classiamo con i termini immigrazione, asilanti, clandestini. Il tutto, in un film girato ai confini che paiono affondare nei secoli del Nordest marocchino; ma a un paio d'ore d'aereo dal nostro aeroporto più vicino. Gli uomini se ne sono andati a tentare l'esilio in Spagna, in attesa di permessi e promesse mai mantenute; e in paese, quattro sassi nel deserto chiamati villaggi, sono rimaste loro, a tempo indeterminato. Qualcuna appena sposata e incinta di quel bambino addormentato di cui al titolo. Secondo un antico mito del Maghreb, a una donna che vuol ritardare una nascita, o perché di bimbi ne ha già troppi, o perché è ripudiata, o perché il marito è assente, o ancora per affrettarne un ritorno infinitamente rimandato, la comunità concede di addormentare il feto. Al suo primo lungometraggio, l'autrice parla di situazioni che conosce, e non solo perché originaria di quei luoghi. All'interno di una fiction perfettamente interpretata, il suo è uno sguardo da attenta, sensibile documentarista. Nel tempo che non trascorre, nell'orizzonte che scolora nell'infinito, il quotidiano delle donne è del tutto simile a quel bimbo addormentato che portano dentro di loro. Zeinab la sposa abbandonata e Halima l'amica che rifiuta di rassegnarsi (alla miseria, materiale come sessuale) sopravvivono assieme ai minimi avvenimenti del film: il passaggio del camion che potrebbe portare la lettera, il visionamento della videocassetta (in una delle sequenze più giuste e toccanti di un film altrimenti, e quasi inevitabilmente dilatato) con gli uomini lontani che confessano impacciati la loro ineluttabile impotenza.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
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da evitare
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